Si è conclusa la 11a edizione del Donacibo: grazie!
La consistenza della mia persona cresce quando prende coscienza del valore dell’altro, generoso non equivale a vero. (dalla testimonianza di un ragazzo)
Dopo una intera settimana nelle scuole a preparare ed organizzare il Donacibo, abbiamo chiesto a Gianfranco Conti, Presidente de “Il Salvagente Onlus” alcune considerazioni in merito all’iniziativa appena terminata.
D) Si è conclusa nel migliore dei modi questa 11° edizione nazionale del Donacibo nelle scuole; Cosa può provocare nei cuori dei ragazzi una semplice iniziativa qual’è stato il Donacibo?
R) Questo nostro tempo segnato dalla perdita di certezze umane, da paure che ritornano, da muri nuovamente rialzati, dobbiamo ritrovare le basi per una rinnovata convivenza, non muri ma ponti. In questo contesto un gesto compiuto gratuitamente, anche fosse solo 500 grammi di pasta e donato all’altro, più del dono in se, rappresenta il riconoscimento dell’altro, della sua persona, della sua dignità del suo diritto ad essere; riconoscendone il valore intrinseco presente in lui in quanto persona voluta ed amata. Tale gesto, contribuisce a sgretolare l’inconsistenza di una situazione sociale che Bauman definisce come “la nostra è una società che genera insicurezza e paura”.
D) Per compiere il gesto del dono, bisogna aiutare i ragazzi a capire che l’altro è un bene. Significa aiutare i ragazzi a compiere un passo umano, un passo formativo delle loro coscienze. Oggi questa educazione all’umano, all’essere, è un compito difficile, arduo. Si riesce meglio a fornire loro nozioni e regole che addentrarsi nei meandri della libertà?
R) L’esito della raccolta, maggiore rispetto agli anni passati, darebbe per scontato che tutto ciò sia acquisito. Possiamo dire che il gesto del dono specialmente nei ragazzi è molto spontaneo e non si pongono questioni di senso: per loro è naturale donare sono sensibili al bisogno. Qui entra nel merito, la questione educativa. Domande, spunti, provocazioni e riflessioni che a partire da un semplice gesto, si allarghi fino alla spiegazione del senso implicato in esso. Questo è il valore aggiunto ed indispensabile dell’adulto educatore: donare il senso a quanto i ragazzi compiono valorizzando tutto l’umano presente. Ed è sulla base della consapevolezza che l’altro è un bene per me, che possiamo educare e far crescere con autorevolezza. …”ciò che rende dignitosa e bella la vita delle persone, sono gli incontri, le relazioni vissute in cui compiamo di più noi stessi e aiutiamo a crescere gli altri”. (Franco Manenti).
D) Per cui il Donacibo, più che una raccolta di cibo, è pensato e voluto come gesto educativo?
R) Si. E’ iniziato tutto da un gruppo di genitori che desideravano coinvolgere i propri figli ad un gesto di carità, e questa come abbiamo detto è stata la 11a edizione. Questi genitori, mossi dalla loro esperienza di caritativa che stavano facendo, si sono interrogati sul come poter comunicare ai propri figli la bellezza che nasce dalla carità vissuta. Uno di loro ci ha raccontato come il fare caritativa è imparare a vivere come Gesù, un amore all’altro che viene dalla presenza di Cristo presente dentro il nostro fare. Tutte le vicende della vita, sono per noi una sfida, una opportunità con un bene dentro utili per far crescere le nostre coscienze. Senza una ipotesi positiva della realtà capace di generare speranza e gusto di vivere rimarremmo annichiliti e incartati nei nostri grovigli. Nella Dei Verbum, documento del Concilio Vaticano II, viene sottolineato come lo sviluppo della persona passa “…attraverso parole e fatti intimamente connessi…”, ossia parole che accadono, capaci di realizzare quanto detto. Per i nostri figli vogliamo questo e cosa c’è di meglio che aiutarli affinchè mettendosi in moto arrivino a sperimentare questo bello nella vita?
D) Nulla, solo da augurarvi buon Lavoro.
Nella foto, Partecipanti al donacibo: Scuola G.Rossini – Belvedere O. Morro d’Alba San Marcello
A cura di Simone Bedini